Quali cose bisogna evitare per avere denti sani?

Quali cose bisogna evitare per avere denti sani? | Studio Mario Lisa

Ecco alcuni consigli del Dottor Mario Lisa per mantenere i propri denti sani, e gli alimenti più pericolosi per il nostro sorriso.

Sorridere è sempre un piacere: a volte però può risultare più difficile per non voler mostrare i propri denti. Infatti non è sempre facile avere dei denti sani e bianchi. Per avere un bel sorriso è necessario seguire alcune regole di base: lavarsi i denti a ogni pranzo, evitare di mangiare fuori pasto, ridurre il consumo di dessert e di carboidrati ed aumentare quello di vegetali crudi e latte, per il suo contenuto di calcio. L’alimentazione, oltre ad essere fondamentale per tante cose come le ossa, ha anche un ruolo determinante nella prevenzione della carie e della salute generale dei denti.


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Quali cibi rovinano i denti?

I dieci cibi più pericolosi:

1. Frutta, succhi e polpe di frutta.
2. Bevande zuccherate, in particolare quelle gassate.
3. Bevande dolci a base di malto.
4. Zucchero e miele.
5. Confetture di frutta, gelatine, miele e creme dolci (anche la nutella…)
6. Caramelle e dolciumi vari come caramelle, croccantini ecc.
7. Cioccolato al latte e derivati
8. Sciroppi e farmaci pediatrici zuccherati al fine di migliorarne il gusto
9. Alimenti confezionati come snack e merendine
10. Alimenti molto acidi come agrumi, mele, ananas, uva, fragole, aceto, vino, pomodori.

Cosa rende gli zuccheri ancora più pericolosi:

Alcuni fattori possono aumentare il rischio di subire qualche danno per la salute dei denti. Eccone alcuni:


1. L’elevato consumo di zuccheri.
2. La frequenza di assunzione dei carboidrati.
3. L’adesività e la viscosità dei prodotti alimentari.
4. La mancata costanza nell’igiene orale individuale.
5. Le scorrette abitudini alimentari.

10 consigli per avere denti sani:

1. Diminuire le assunzioni di zucchero giornaliere.
2. Se proprio avete “bisogno” di sgarrare, puntate su dolci “light”.
3. Evitare i prodotti con un alto contenuto di zuccheri, soprattutto saccarosio.
4. Limitare tutti i prodotti tipici da spalmare su pane e fette biscottate: attenzioni quindi a marmellate, nutelle ecc.
5. Evitare caramelle e alimenti a base di zucchero che si sciolgono in bocca (es. lecca lecca).
6. Attendere una ventina di minuti prima di lavarsi i denti dopo aver mangiato alimenti acidi come gli agrumi.
7. Usare sostanze che sostituiscano lo zucchero in dose limitata.
8. Scegliere gomme da masticare che abbiano xilitolo.
9. In caso di assunzione di sciroppi e farmaci orali zuccherati, ricordarsi di lavare i denti dopo.
10. Almeno una volta l’anno prenotate un controllo dal vostro dentista.

L’attenzione non va mai abbassata: i benefici però di questo tempo trascorso a curare i propri denti vengono e verranno sempre ripagati.

 

Scoprite quali sono i problemi più frequenti che possono affliggere i vostri denti.

 

Oppure contattate lo studio per prenotare una visita.rovinano 

L’analgesia sedativa con protossido d’azoto

L’analgesia sedativa con protossido d’azoto. Il modo migliore per fare della seduta odontoiatrica una esperienza piacevole ed utile.

 

Chi può negare di aver mai provato ansia prima di una seduta odontoiatrica? La paura del dentista è un’esperienza comune legata non solo ad esperienze negative precedenti, ma anche a complesse componenti psicologiche. Il cavo orale è un importante organo di somatizzazione; la bocca ed i denti sono elementi di prima grandezza per quanto riguarda l’immagine corporea e sono legati a proiezioni psicologiche ancestrali. Il risultato di tutto ciò è che il trattamento odontoiatrico è spesso visto come estremamente invasivo ed alcune persone tendono a viverlo con ansia eccessiva, posticiparlo oltre i limiti del ragionevole o addirittura, rifiutarlo completamente. Si parla in questo caso di odontofobia, che è una vera e propria patologia psichiatrica in cui la paura per il dentista e le cure odontoiatriche arriva al parossismo e si associa a disturbi anche di natura fisica. Nel corso degli anni la medicina e l’odontoiatria hanno affrontato il problema; il progredire della farmacologia ha reso disponibili anestetici locali estremamente efficaci, farmaci ansiolitici ed analgesici potenti che aiutano a rendere sopportabili le operatività odontoiatriche, ma comunque “la paura del dentista”è ancora rimasta.

 

Una possibile risposta al problema è l’analgesia sedativa. Che cos’è?

 

L’ANALGESIA SEDATIVA È LA TERAPIA CHE SERVE AD ELIMINARE ANSIA, PAURA E STRESS, UTILIZZANDO UNA MISCELA COMPOSTA DA OSSIGENO (O2) E PROTOSSIDO  D’AZOTO (N2O) IN PERCENTUALI PERSONALIZZATE (BASE LINE).

 

La tecnica dell’uso del N2O a concentrazioni basse e modulabili e’ stata introdotta in Odontoiatria dal dott. Langa negli anni ‘30 negli Stati Uniti e da allora ampiamente impiegata in tutto il mondo.

 

I vantaggi dell’utilizzo di questa tecnica sono:

  • 1) utilizzo di farmaci assolutamente sicuri e privi di effetti tossici (o2, n 2o)
  • 2) facilità di impiego
  • 3) somministrazione per via inalatoria
  • 4) rapida insorgenza ed altrettanto rapida scomparsa degli effetti desiderati
  • 5) non invasiva, non dolorosa
  • 6) rarissime le controindicazioni, per cui si può usare su quasi la totalità dei pazienti
  • 7) può essere usata ripetutamente e per molte ore di seguito
  • 8) è utile per qualsiasi trattamento odontoiatrico
  • 9) riduce il tempo operativo non avendo pazienti che contrastano il lavoro e si diminuisce il numero delle sedute.

Il protossido d’azoto agisce a livello talamico in zona limbica. Durante la sua azione, non viene abolita ne la coscienza, ne la conoscenza il paziente è quindi sempre presente e collaborante. I riflessi tutelati (deglutizione, tosse)sono inalterati e sempre presenti, mentre si riduce il riflesso del vomito. L’omeostasi cardiorespiratoria non è clinicamente modificata. Viene innalzata la soglia del dolore, le mucose orali sono desensibilizzate: il paziente è calmo tranquillo, la sua percezione del trascorrere del tempo è ridotta e gli viene indotto un piacevole senso di benessere psico-fisico. La analgesia sedativa si ottiene somministrando al paziente una percentuale crescente di N 2 O fino ad ottenere una completa e soddisfacente sedazione. La dose di protossido sufficiente e necessaria va ricercata empiricamente ed è diversa da paziente a paziente. Questa dose così trovata si chiama “base line” e costituisce un punto di riferimento preciso per la sedazione di quel paziente.

 

La sicurezza dell’utilizzo del protossido d’azoto è dovuta al fatto che:

Il protossido è un gas inerte,non irritante,non tossico.Non da luogo ad allergie e non viene metabolizzato dall’organismo. Nella procedura di sedazione cosciente N 2 O viene sempre utilizzato a basse concentrazioni, in associazione all’ossigeno (l’80% dei pazienti è sedato con concentrazioni comprese fra il 20% ed il 40% di protossido). In particolare la macchina erogatrice non può erogare miscele con concentrazione di O 2 inferiore al 30%(anche al minimo quindi, superiore a quella dell’aria). La sedazione si induce facilmente e velocemente ed altrettanto velocemente cessa (dopo 2 –3 minuti di inalazione di O 2 puro.), ma può essere adattata ed aggiustata(approfondita od attenuata) rapidamente nel corso della cura.Non necessita di premedicazione ne di lunghi tempi di dimissioni. Non ha controindicazioni assolute e può essere usata in quasi tutti i pazienti indipendentemente dall’età. Gran parte della sicurezza deriva dall’uso di apparecchiature erogatrici studiate ad esclusivo uso odontoiatrico e provviste di particolari sistemi di sicurezza ed allarme. In particolare, non è possibile scambiare i cavi di collegamento delle bombole di gas perché hanno diametri diversi dei dadi,ne è possibile collegare in modo errato le bombole alla macchina per lo stesso motivo (attacchi diversi). E’ impossibile erogare una miscela di N 2 O puro. In mancanza di O 2 la macchina si blocca: un particolare sistema a raggi infrarossi, monitorizza costantemente il passaggio dell’ossigeno in mancanza del quale il respiratore si spegne,qualsiasi sia il motivo:bombola vuota, cavo scollegato, perdita dal cavo. La macchina è dotata di una valvola di non ritorno che impedisce che l’espirato del paziente ritorni nel palloncino ed i gas espirati vengono asportati forzatamente dall’aspirazione dello studio. È presente un pulsante di emergenza che consente alla macchina di erogare ossigeno puro in caso di necessità. L’uso del protossido d’azoto negli studi odontoiatrici è stato autorizzato dall’AIFA(agenzia italiana del farmaco) nel corso dei lavori dell’1 e 2 febbraio 2011 della competente Commissione Consultiva Tecnico Scientifica per la valutazione dei farmaci.

Quando si utilizza

Molte procedure odontoiatriche vengono effettuate senza anestesia perché ritenute incapaci di provocare un dolore così acuto da non poter essere facilmente sopportato dal paziente. Questo è spesso il punto di vista del dentista e non del paziente! Comunque,se non dolorose,sono quasi sempre molto fastidiose e subite più che accettate dal paziente. In questi casi il protossido d’azoto può fare la differenza. Parliamo per esempio di:

– togliere ponti o corone
– posizionamento del filo retrattore nell’impronta
– la presa dell’impronte
– cementazioni provvisorie o definitive con denti vitali
– trattamenti su denti vitali
– sedute lunghe
– courettage
– Inserimento di matrici o cunei nella conservativa
– Posizionamento di anellini di rame
– Posizionamento dei ganci della diga
– Il sondaggio parodontale
– Radiografie sui posteriori
– Ablazione tartaro con ultrasuoni

Alcune categorie di pazienti si avvantaggiano particolarmente dell’analgesia sedativa. In particolare modo:

I pazienti cardiopatici: in questi pazienti l’uso della sedazione rappresenta uno dei più efficaci mezzi per minimizzare il rischio di complicanze durante la seduta odontoiatrica. Una forte emozione, un prolungato stato ansiogeno, un dolore acuto, può portare questi pazienti ad avere una crisi cardiaca con conseguenze anche tragiche. L’analgesia sedativa elimina l’ansia, innalza la soglia del dolore, apporta una % di O2 molto superiore a quella presente nell’aria compensando la carenza di ossigeno che può esitare in scompenso, ischemia, aritmia.

Pazienti epilettici: come nel cardiopatico l’aumento dello stress e dell’ansia può scatenare un attacco epilettico non sempre facile da controllare in ambiente odontoiatrico. Poiché l’ipossia è uno stato pericoloso per questi pazienti, deve essere accuratamente evitata, cosa che avviene in sedazione somministrando sempre e comunque alte percentuali di O2.

Pazienti ipertesi: per le stesse ragioni. Uno stato fortemente emotivo può innalzare bruscamente e rapidamente i valori pressori fino ad esitare in un evento grave. Inoltre coloro che hanno avuto un ictus devono evitare, più di altri, l’insorgenza di ipossia che in sedazione è praticamente impossibile che avvenga.

Portatori di handicap: questi pazienti, purchè siano in grado di garantire un minimo di collaborazione e comprensione di ordini semplici, in sedazione perdono aggressività, irrequietezza spesso associate a disordini motori, che impediscono il tranquillo e sicuro svolgimento delle cure.

Pazienti allergici: Non si conosce allergia al N2O . Anche in questi pazienti quindi è un farmaco fra i più sicuri.

 

CONTROINDICAZIONI RELATIVE, O MEGLIO, SOGLIE DI ATTENZIONE

Donne in stato di gravidanza nei primi 3 mesi perché qualsiasi farmaco è sconsigliato per possibili effetti teratogeni. Nel terzo trimestre per la possibilità che la paziente partorisca anticipatamente.
Se comunque una donna gravida è costretta a sottoporsi a cure dentali non altrimenti rimandabili, la sedazione cosciente con O2-N2O è il farmaco che garantisce la maggior innocuità non essendo metabolizzato ed essendo immediatamente eliminato dall’organismo.
Impossibilità reale di respirare dal naso per fatti infiammatori acuti o malformazioni fisiche. Se il paziente ha un forte raffreddore, una sinusite, una bronchite cronica, avrà serie difficoltà a respirare solo dal naso impedendo di fatto l’inalazione del N2O e la conseguente sedazione.

Malattie gravi: broncopolmoniti acute, enfisema, sclerosi multipla, miastenia, ernia diaframmata acuta.

Pazienti psicotici in trattamento con psicofarmaci, che assumono sedativi, tranquillanti. Il Protossido d’Azoto induce variazioni alla sfera emotiva che possono destabilizzare pazienti già instabili per gravi problemi psichici.

Tossicodipendenti per gli stessi motivi: il N2O moltiplica l’effetto della droga assunta.

Pazienti non collaborativi non in grado di eseguire ordini semplici e respirare dal naso.

 

CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE

 

Pazienti ORL: si deve evitare il Protossido in pazienti che hanno ricostruito chirurgicamente il timpano. Il Protossido diffonde nelle cavità chiuse e aumenta la pressione, e può causare la perforazione della membrana.
Pazienti Oftalmici: si deve evitare il protossido in pazienti che hanno subito operazioni chirurgiche di vitrectomia in cui sono stati utilizzati gas tipo esafluoroetano c3/f8 perfluoropropano. L’N2O potrebbe aumentare la pressione delle bolle di gas fino a provocare il distacco irreversibile della retina.


Maggiori informazioni? Contattate lo studio del Dott. Mario Lisa!

La salute dentale: un costo o un investimento?

Questo interessante video a cura della Accademia italiana di Odontoiatria Protesica affronta un tema scottante:i costi delle cure dentali.

  • Tutti ci lamentiamo dei “costi” delle cure dentali, ma essi sono giustificati?
  • I centri low cost danno prestazioni affidabili?

Un dibattito condotto dal mitico BRUNO VESPA affronta queste tematiche. La conclusione è che la qualità in Odontoiatria (come per ogni cosa al mondo) ha un costo: al di sotto di un certo livello di spesa E’ IMPOSSIBILE CHE CI SIA UN LIVELLO MINIMO DI QUALITÀ della prestazione odontoiatrica fornita.

  • Vogliamo che il nostro dentista usi strumenti sterili, ben conservati ed efficienti?
  • Vogliamo che il nostro dentista usi materiali protesici adeguati?
  • Vogliamo che il nostro dentista compia tutti i passaggi indicati dalle procedure clinicamente e scientificamente provate e standardizzate?
  • Vogliamo che l’odontotecnico che costruisce le nostre protesi segua tutti i parametri della regola dell’arte?
  • Vogliamo che il nostro dentista si aggiorni costantemente?

TUTTO CIÒ HA UN COSTO. AL DI SOTTO DI CERTI COSTI LA GARANZIA DELLA NON QUALITÀ È SICURA!

 

In conclusione: “chi più spende meglio spende” non è un detto sempre applicabile, ma costi troppo bassi sono assolutamente incompatibili con un livello qualitativo minimo della prestazione sanitaria fornita.

La Tomografia Computerizzata a fascio conico

La tomografia computerizzata, in radiologia, indicata con l’acronimo TC o CT (dall’inglese computed tomography), è una metodica diagnostica per immagini, che sfrutta radiazioni ionizzanti (raggi X) e consente di riprodurre sezioni o strati (tomografia) corporei del paziente ed effettuare elaborazioni tridimensionali. Per la produzione delle immagini è necessario l’intervento di un computer.

 

È nota anche come tomografia assiale computerizzata o TAC (in inglese CAT da computed axial tomography). Inizialmente infatti le immagini venivano generate solo sul piano assiale o trasversale, perpendicolare cioè all’asse lungo del corpo, ma oggi con il movimento del gantry, cioè del corpo macchina, si possono acquisire direttamente immagini in coronale. Il vero valore aggiunto delle macchine attuali però è che acquisiscono direttamente un volume intero (acquisizione spirale), cosa che permette più facilmente e con meno spesa biologica le successive ricostruzioni tridimensionali.

 

L’emettitore del fascio di raggi X ruota attorno al paziente ed il rivelatore, al lato opposto, raccoglie l’immagine di una sezione del paziente; il lettino del paziente scorre in modo molto preciso e determinabile all’interno di un tunnel di scansione, presentando a ogni giro una sezione diversa del corpo. Le sequenze di immagini, assieme alle informazioni dell’angolo di ripresa, sono elaborate da un computer, che presenta il risultato sul monitor. Per ottenere le immagini tomografiche del paziente a partire dai dati “grezzi” della scansione (RAW Data) il computer dedicato alla ricostruzione impiega complessi algoritmi matematici di ricostruzione dell’immagine.

 

I tomografi computerizzati a multi-strato sono una nuova famiglia di tomografi ad alto livello di dettaglio  anatomico  (fino a 0,5 mm) e di recente introduzione della quale i primi esempi risalgono al  1998. Una corona di  sensori  (detti detettori) registrano l’attenuazione di un fascio radiogeno (raggi X) rotante intorno ad un soggetto e trasformano attraverso elaborazioni matematiche questi dati in immagini leggibili da radiologi esperti. Le prime TC multistrato (o  multislice) avevano 4 corone di detettori.
d oggi le migliori hanno 64 file di detettori, ma già sono in consegna TC da 256 strati e più. Sono possibili indagini accurate di  endoscopia virtuale del colon  in alternativa al  clisma opaco. Un’altra importante applicazione è l’analisi vascolare di piccole arterie come le coronarie che si possono studiare, in soggetti non affetti da patologia acuta, in alternativa alla più invasiva  coronarografia. Le immagini prodotte consentono un dettaglio anatomico eccezionale a fronte però di un consistente aumento della  dose efficace  di  radiazioni  al paziente, ragione per cui è molto importante la giustificazione razionale all’esame diagnostico. Altrettanto importante è che la dose somministrata sia la minima indispensabile per ottenere il risultato diagnostico voluto (in inglese ALARA = as low as reasonably achievable, tanto bassa quanto ragionevolmente ottenibile).

 

In questi ultimi anni, al passo con i miglioramenti tecnologici disponibili, si è fatta strada una nuova metodica: la Tomografia computerizzata a fascio conico (Cone Beam Computed Tomography). La Tac cone beam utilizza un fascio di raggix conico fra la sorgente radiogena e i detettori, in contrasto con la geometria a ventaglio (sostanzialmente bidimensionale) delle tac multistrato convenzionali. Nella Tac Cone beam con una sola rotazione del gantry, può essere acquisito un intero set di dati volumetrici che viene elaborato da un software specifico 3D. Ciò comporta una risoluzione spaziale molto maggiore delle Tac convenzionali. Un altro vantaggio di questa tecnica è che è molto meno suscettibile, rispetto alle tecniche convenzionali, agli artefatti dovuti alla presenza di oggetti metallici, come spesso si verifica nel cavo orale (otturazioni, protesi, ecc). Al giorno d’oggi le Tac cone beam destinate all’esame della testa e del collo hanno protocolli di esposizione applicazione-specifici, con irradiazioni limitate a piccole aree di interesse ed esposizione alle radiazioni minima delle zone adiacenti. Possono quindi essere usate fonti radiogene meno potenti di quelle delle tac tradizionali. La dose di raggi subita da un paziente a seguito di una Tac cone beam è dalle 5 alle 10 volte inferiore rispetto ad una tac tradizionale. Dal punto di vista della dose di radiazione subita, possiamo dire che una Tac cone beam equivale a circa 2-4 panoramiche.

 

Ovviamente ci sono anche i lati meno positivi: le immagini ottenute da una Tac cone beam presentano limiti nel contrasto delle immagini stesse che riducono la possibilità di diagnosticare le patologie a carico dei tessuti molli (linfonodi, ghiandole, ecc), con notevole svantaggio nella diagnosi delle patologie della testa e del collo inerenti a questi organi. L’indicazione principe di questa tecnica è quindi la diagnostica a carico dei tessuti dentali ed ossei.

 

La Tac cone beam è validissima nel documentare tutti i dettagli anatomici ossei: estensione ed anatomia dei seni mascellari,decorso del nervo alveolare inferiore e di altre terminazioni nervose endoossee,posizione dei denti specie quelli inclusi,anatomia di eventuali fratture ossee o dentali, dimensioni e struttura delle ossa mascellari, ecc. Quindi le applicazioni variano dalla implantologia, alla chirurgia orale, all’ortodonzia.

La diffusione della Tac cone beam, rendendo disponibili immagini radiologiche tridimensionali con un minor dosaggio di radiazioni, ha consentito la diffusione di programmi informatici che consentono una programmazione estremamente accurata dell’implantologia. In pratica, questi programmi consentono di simulare il posizionamento virtuale dell’impianto nel mascellare valutandone l’inclinazione, la lunghezza, la profondità, tenendo presente i dettagli anatomici del caso e le caratteristiche della protesi fissa che verrà supportata dall’impianto stesso.

 

Sulla scorta di queste valutazioni vengono costruite delle guide chirurgiche tramite le quali l’implantologo può direttamente applicare l’impianto nel cavo orale del paziente con una invasività chirurgica minima. Infatti, tutti i dettagli dell’anatomia ossea del paziente sono stati studiati precedentemente e non è necessario esporre la sede implantare scheletrizzando il mascellare, cioè scollando ampiamente i tessuti molli orali per esporre la superficie ossea sottostante. L’intervento diviene quindi minimo e si riducono proporzionalmente i tempi ed i disagi conseguenti alla chirurgia. La massima applicazione di questo approccio e’ costituita dai casi di edentulia completa (totale mancanza dei denti) nei quali l’uso di queste mascherine chirurgiche facilita enormemente l’inserimento di un numero notevole di impianti e consente l’applicazione di provvisori immediati fissi che rendono possibile il sogno di tanti pazienti di avere i denti fissi subito!

 

A fronte di tanti vantaggi dobbiamo ricordare gli svantaggi: si rendono necessarie mascherine chirurgiche che vengono progettate e realizzate dalle ditte che hanno realizzato i software e questo costituisce un costo aggiuntivo. L’intervento richiede un kit chirurgico più complesso di quello solitamente utilizzato in implantologia e quindi più costoso. Per quanto riguarda il carico immediato, la realizzazione del manufatto protesico è abbastanza complessa e richiede un’esperienza dell’Odontoiatra e dell’Odontotecnico non comune.

E voi cosa ne pensate della CBCT? Dell’utilizzo di software per migliorare le procedure odontoiatriche?

Per chi volesse ulteriori approfondimenti scientifici, al seguente link, è possibile accedere al materiale illustrativo della ditta Materialise che ha ideato il software Simplant.

Come avere la certezza che il mio dentista usa strumenti sterili?

La sterilizzazione dello studio del dentista

L’ambulatorio odontoiatrico è stato sempre considerato un luogo dove non avvengono grossi interventi collegati con sanguinamento di tessuti e quindi poco importante nei meccanismi di trasmissione delle infezioni. In realtà l’evidenza del virus HIV e dell’Epatite B nella saliva, ha fatto rivedere in maniera critica le procedure di sterilizzazione nella pratica odontoiatrica.

Quando si entra in uno studio odontoiatrico viene perciò spontaneo chiedersi: correrò rischi d’infezioni? Gli strumenti che il dottore utilizza, saranno sterili? Come posso proteggermi dal rischio di malattia?

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