L’incidenza delle patologie odontoiatriche in età pediatrica, nonostante gli indubbi miglioramenti ottenuti in termini di salute pubblica, permane elevata. Ciò fa si che, in termini di salute generale della popolazione, l’attenzione sia focalizzata sull’attuazione di metodiche preventive di tali patologie ed ad organizzare le necessarie collaborazioni fra gli operatori sanitari coinvolti (pediatri,odontoiatri,igienisti,ecc), per controllare il problema a livello comunitario.

 

Il singolo genitore si trova invece ad affrontare in prima persona i problemi legati alle cure dentali dei propri figli ed a stabilire le norme di comportamento (dietetiche, di igiene personale, ecc..) migliori. Ciò non è un compito facile. L’obiettivo di questo articolo è dare delle indicazioni utili nella vita di tutti i giorni. Ci siamo ispirati alle linee guida ministeriali in tema di salute orale in età pediatrica per dare il contributo più oggettivo possibile.

 

In conformità a criteri di prevalenza delle patologie e della rilevanza del problema sanitario che esse rappresentano, particolare attenzione è stata posta ai seguenti argomenti:

  1. Prevenzione delle lesioni cariose
  2. Prevenzione delle gengiviti
  3. Prevenzione delle patologie delle mucose
  4. Prevenzione dei problemi ortopedici dei mascellari

I quesiti posti sono:

  • La carie si può prevenire?
  • L’alimentazione ricca di carboidrati fermentabili è un fattore di rischio per la carie?
  • Il fluoro è utile nella prevenzione della carie?
  • Le sigillature prevengono la carie dei solchi?
  • Quali sono le cause della gengivite nell’infanzia?
  • Una corretta igiene orale previene la gengivite?
  • Quali patologie sistemiche in età evolutiva possono coinvolgere anche le mucose del cavo orale?
  • Quali interventi preventivi delle patologie delle mucose in età evolutiva sono pertinenti?
  • Quali sono i fattori eziologici delle malocclusioni che devono essere controllati per prevenire il loro insorgere in età evolutiva?
  • Quali possono essere gli interventi terapeutici intercettivi della maloccusione in età evolutiva?
  • Queste sono domande che molti genitori si pongono e alle quali ormai l’evidenza scientifica ha dato risposte assodate.

Per dare un’indicazione sull’oggettività delle informazioni che riporteremo, bisogna ricordare che il Ministero ha selezionato più di 10.000 pubblicazioni aderenti al tema in studio, di queste circa 400 sono state giudicate utilizzabili e sono state analizzate nel dettaglio.

Prevenzione della carie dalla nascita all’adolescenza

INTRODUZIONE

La patologia cariosa è una malattia infettiva a carattere cronico-degenerativo, trasmissibile, ad eziologia multifattoriale, che interessa i tessuti duri dentali e che porta alla distruzione degli stessi. Rappresenta ancora oggi una delle patologie più diffuse nella popolazione generale. Negli ultimi decenni i paesi industrializzati hanno registrato una riduzione della prevalenza della patologia, anche se recenti indagini epidemiologiche a carattere nazionale hanno evidenziato che il problema carie è ancora pressante nei bambini italiani: è emersa, infatti, una prevalenza di circa il 22% di patologia a 4 anni e di circa il 44% a 12 anni (Strohmenger et al., 2006; Campus et al., 2007). Secondo il diagramma proposto da Keyes nel 1962, ancora oggi ritenuto valido, sono necessari tre fattori di rischio fondamentali perché si realizzi la carie:

  1. Flora batterica cariogena
  2. Dieta ricca di carboidrati fermentabili
  3. Ridotte difese dell’ospite.

Flora batterica cariogena

Nel cavo orale sono presenti centinaia di specie microbiche per lo più commensali, cioè ospiti non patogeni della bocca umana. Il batterio più importante nell’eziopatogenesi della carie è lo Streptococcus mutans, anche se nelle lesioni cariose si possono rinvenire altri germi cariogeni, tra cui altri streptococchi (S. oralis, sanguis, mitis), lattobacilli e actinomiceti. Le proprietà principali di questi microrganismi sono: adesività, che consente loro di rimanere attaccati ai denti, fermentazione di alcuni carboidrati assunti con la dieta (soprattutto saccarosio, glucosio, fruttosio e lattosio) che consente loro di produrre sostanze acide che sciolgono lo smalto, sintesi di polisaccaridi intra ed extracellulari che sono la colla che li tiene adesi e crescita nell’ambiente acido che essi stessi creano.

 

La presenza nel cavo orale della madre dello Streptococcus mutans, in qualità e quantità, condiziona il rischio di carie del bambino. Le gravide che presentano un’alta concentrazione di Streptococcus mutans sono quelle che trasmettono il maggior rischio al nascituro. E’ noto da tempo che il cavo orale dei bambini alla nascita è sterile, e che successivamente acquisisce dall’ambiente il suo pattern di microrganismi che lentamente dà luogo allo sviluppo e alla maturazione del sistema orale.

 

È stato dimostrato che i ceppi batterici rinvenuti nella saliva dei bambini sono gli stessi rinvenuti nella saliva delle loro madri. Si è concluso, allora, che la principale fonte di infezione per Streptococcus Mutans nei bambini è la saliva materna. Esiste, quindi, una correlazione tra le condizioni di igiene e di salute nelle madri e lo sviluppo di carie dentali nei figli.

 

La somministrazione di integratori fluorati (compresse, gocce), durante la gravidanza, allo scopo di ridurre il rischio di carie del nascituro, non è raccomandabile vista la mancanza di una chiara evidenza scientifica (EADP, 2009). Tuttavia, durante la gravidanza, si può consigliare un’integrazione vitaminica e/o minerale con prodotti che contengono anche fluoro in concentrazioni variabili (0.7-1mg).

Dieta ricca di carboidrati fermentabili

È nozione comune che, in Europa, durante e dopo la fine delle guerre mondiali, quando il consumo di zuccheri fu forzatamente ridotto, la prevalenza e l’incidenza di carie erano estremamente basse; d’altro canto, numerosi studi clinico-epidemiologici hanno messo in relazione il consumo di zuccheri fermentabili con l’aumento della carie. L’ordine decrescente di cariogenicità è il seguente: saccarosio (comune zucchero da cucina), glucosio, maltosio, lattosio, fruttosio. La frequenza con cui i carboidrati vengono assunti, più che la dose complessivamente assunta, sembra essere l’elemento più importante nella genesi della patologia. L’assunzione di bevande e cibi contenenti carboidrati semplici è sconsigliata fuori dai pasti principali; in particolare, l’uso del succhiotto edulcorato e l’uso non nutrizionale del biberon contenente bevande zuccherine devono essere fortemente sconsigliati. Il loro consumo fuori dai pasti non dovrebbe superare le 4 volte in un giorno.

Addirittura é stata riscontrata un associazione tra carie nei denti decidui (Early Childhood Caries – ECC) e allattamento al seno, quando il latte è consumato ad libitum, in frequenti assunzioni giornaliere e notturne e prolungate nel tempo. Il sanitario deve considerare attentamente le abitudini alimentari del soggetto per poterne promuovere il cambiamento, soprattutto se il paziente assume carboidrati fermentabili tra i pasti principali. Infatti la fermentazione dei carboidrati da parte dei batteri cariogeni comporta la formazione di metaboliti acidi responsabili della demineralizzazione della componente inorganica dello smalto (inizialmente reversibile) e della dentina; la produzione di enzimi proteolitici (es. aminopeptidasi) è poi responsabile della disgregazione della componente organica dei tessuti dentali. Ogniqualvolta la fermentazione acida batterica determina il ridursi del ph salivare, si ha una demineralizzazione dello smalto. Questo fenomeno è reversibile, a meno che la continua assunzione di zuccheri determini una demineralizzazione prolungata delle superfici dentali causando le cosiddette white spots.Esse sono il primo stadio della lesione cariosa e sono passibili di guarigione.

 

Se questo processo non viene interrotto la perdita della componente minerale del dente prosegue e dalla lesione iniziale avrà origine la lesione cavitaria. Le specie cariogene, avendo come habitat le superfici dure dentarie, possono colonizzare stabilmente il cavo orale del bambino solo dopo l’eruzione dei primi denti decidui. È stato ampiamente dimostrato che tanto più massiva e precoce è la colonizzazione del cavo orale del bambino da parte di questi microorganismi, tanto maggiori saranno le probabilità di sviluppo di lesioni cariose nella dentatura decidua.

Ridotte difese dell’ospite

Le variabili relative all’ospite riguardano essenzialmente la saliva. La saliva esercita un’importante azione protettiva, grazie ai sistemi tampone che agiscono innalzando il valore del pH, quando questo scende sotto la soglia di rischio per la demineralizzazione. La saliva, essendo ricca di ioni minerali come calcio e fosfato contribuisce a rimineralizzare i denti. La saliva è, inoltre, fornita di sistemi antimicrobici (lisozima, perossidasi) e immunitari (IgA secretorie) che agiscono sinergicamente nel controllo della flora cariogena. L’utilizzo di gomma da masticare (chewing-gum) stimola, durante i primi minuti di masticazione, la secrezione salivare e può, pertanto, incrementare transitoriamente i meccanismi di difesa nei confronti della carie. Per essere efficaci le gomme devono essere prive di zuccheri fermentabili e ricche di fluoro.Ad oggi la gran parte delle gomme da masticare contengono xilitolo che ha un’importante attività carioprotettiva. L’uso del chewing gum non sostituisce in nessun caso le regolari manovre di igiene orale, perché la sola masticazione non è in grado di rimuovere i depositi di placca batterica nei diversi siti del cavo orale, cosa che solo un corretto spazzolamento può ottenere. E’ bene ricordare che i chewing gum reperibili in commercio contengono quantitativi di fluoro non rilevanti ai fini preventivi. Il loro saltuario utilizzo può comunque essere permesso. Altre categorie particolarmente a rischio di carie sono rappresentate dai soggetti affetti da Ipomineralizzazione Molare-Incisiva (Molar-Incisor Hypomineralization – MIH) e da Ipoplasia dello Smalto (Enamelhypoplasia – EHP).

 

La MIH consiste in un difetto di formazione dello smalto che risulta meno mineralizzato e, nei casi più gravi, ipoplasico. La EHP è definita, invece, come un disturbo quantitativo della formazione del tessuto mineralizzato (Caufield et al., 2012). Tali patologie pongono gli elementi dentali affetti a rischio di carie, poiché offrono una minore resistenza agli acidi prodotti dai batteri cariogeni. È, quindi, opportuno applicare misure preventive aggiuntive anche nei soggetti affetti da difetti di formazione dei tessuti duri come MIH e EHP. Nell’ambito dei fattori legati all’ospite inseriamo anche i fattori socio-economici che influenzano le abitudini correlate alla salute orale, quali l’igiene orale personale e l’igiene alimentare. Il basso stato socio-economico, di per sé, non provoca carie ma tale condizione è spesso associata a una dieta ricca di alimenti trasformati ad alto contenuto di carboidrati semplici, condizione associata allo sviluppo di carie. Il fabbisogno calorico di queste famiglie è soddisfatto da alimenti di modesto valore nutrizionale ed elevato contenuto calorico con maggiore rischio di obesità. L’obesità, la cui prevalenza è in aumento, deve essere considerata una vera e propria forma di malnutrizione, spesso associata a sviluppo di ipoplasie dello smalto ed elevata incidenza di carie.

 

La sola terapia della lesione cariosa, cioè la cura del segno clinico della malattia (mediante una comune otturazione), non influisce, se non marginalmente, sullo stato infettivo; ciò comporta che il rischio di sviluppare nuove lesioni cariose persiste, se non s’interviene sulle cause della malattia. Una corretta gestione della carie deve, pertanto, prevedere una valutazione del rischio individuale di sviluppare nuove lesioni cariose e l’applicazione di misure preventive è necessaria per ridurre il rischio di nuove lesioni e per arrestare la progressione delle lesioni in fase iniziale.

 

Il rischio individuale di sviluppare lesioni cariose deve essere valutato attraverso l’esperienza di carie, le abitudini alimentari e di igiene orale, la fluoroprofilassi e lo stato di salute generale di ciascun individuo, oltre che attraverso lo stato socio-economico della famiglia.

 

È importante rilevare come ormai sia assolutamente acquisito che: La presenza anche di un solo elemento dentale, deciduo o permanente, cariato, curato o mancante per carie rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza di nuove lesioni cariose. Ad oggi si da anche molta importanza alla presenza delle cosiddette white spots ,cioè le macchie bianche di demineralizzazione del dente che sono considerate uguale rischio di carie al pari delle lesioni cavitarie.

 

Maggiori informazioni? Contattate il Dott. Mario Lisa!

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