Il colore dei denti è determinato dalle proprietà ottiche di assorbimento e diffusione della luce dei due tessuti duri che li costituiscono: smalto e dentina. Il colore dentale può essere modificato dalla presenza di discromie superficiali od interne. Lo sbiancamento è il trattamento che consente di decolorare i composti organici che causano queste discromie. Esso non ha solo un’indubbia valenza di tipo cosmetico, ma anche terapeutica, perché le discromie dentali possono causare una distorsione nella percezione dell’ immagine di Sè con evidenti conseguenze psicologiche. Per questo, lo sbiancamento dentale è diventato uno dei trattamenti estetici più diffusi ed anche più studiati in Odontoiatria.

 

Le cause della comparsa di discromie dentali sono molteplici. Riconosciamo:

fattori intrinseci in cui le componenti cromogene si depositano nel tessuto dentinale e nello smalto per cause varie come patologie endodontiche (p.es. emorragie o necrosi pulpari), assunzione di farmaci(tetracicline ,fluoro,ecc),difetti congeniti(Fenilchetonuria,fibrosi cistica, iperbilirubinemia congenita, amelogenesi o dentinogenesi inperfecta, ecc) – fattori estrinseci in cui le pigmentazioni interessano solo lo smalto e sono legate al consumo di cibi o bevande, fumo di tabacco, scarsa igiene orale, invecchiamento (a causa del quale lo smalto si assottiglia e fa maggiormente trasparire il giallo della dentina).

Nello sbiancamento si utilizzano prodotti ossidanti quali il perossido d’idrogeno (acqua ossigenata), il perossido di carbammide (una molecola organica che si decompone in perossido d’idrogeno ed urea che mantiene il pH elevato riducendo la tossicità del perossido). Vengono utilizzati anche il perborato di sodio (miscelato all’acqua ossigenata) e l’ossido di calcio. Questi prodotti rilasciano radicali liberi che ossidano i doppi legami delle catene dei cromofori (molecole organiche a lunga catena presenti nei tessuti duri del dente e che causano le pigmentazioni). I cromofori vengono distrutti e le pigmentazioni si attenuano.

Gli effetti indesiderati delle procedure di sbiancamento sono:

    • un aumento lieve e transitorio della sensibilità dentale
    • una riduzione della durezza dello smalto. Non è apprezzabile clinicamente e regredisce spontaneamente al contatto con gli elettroliti salivari.
    • Irritazione dei tessuti gengivali qualora, non essendo adeguatamente protetti, siano esposti agli agenti sbiancanti usati alle concentrazioni maggiori
    • Alterazione del gusto: è transitoria ed è limitata alle ore successive allo sbancamento
    • Alterazione della temperatura intrapulpare con conseguenti danni pulpari quando si associ al trattamento con agenti chimici l’applicazione di luce alogena, laser o led. L’azione fisica della luce e quella del calore accelerano l’azione del perossido, ma incrementano l’incidenza di possibili danni pulpari. In realtà una recente revisione della letteratura scientifica sull’argomento ha evidenziato che, a fronte di un sicuro maggior rischio di danni pulpari nelle tecniche che utilizzano laser, luce alogena o calore, non è dimostrata alcuna loro maggior efficacia.
    • Alterazione della struttura superficiale delle otturazioni in composito cui non si associa però un’alterazione dell’interfaccia smalto-composito.

La durata del trattamento e la qualità del risultato dipendono dall’eziologia delle macchie (difetti genetici o di sviluppo, cambiamenti relativi all’età, colorazioni estrinseche, difetti intrinseci,ecc), dal prodotto scelto e dalla modalità di applicazione.

In generale, le macchie scure rispondono bene allo sbiancamento, mentre le macchie bianche non subiscono cambiamenti, sebbene tendano a risultare meno evidenti perché il contrasto con il tessuto dentale sbiancato vicino si attenua. Le pigmentazioni localizzate al colletto dell’elemento dentario, quelle di colore grigio scuro o blu e le discromie severe da tetracicline sono difficili da trattare. Le discromie da nicotina si eliminano più facilmente.

La presenza di estese ricostruzioni in composito (che non possono cambiare di colore, ma eventualmente devono essere rifatte dopo lo sbiancamento) deve essere ben tenuta presente. Il trattamento mantiene la sua efficacia per un periodo che può variare fra 1 e 3 anni, ma vi sono casi in cui il risultato persiste anche piu’ a lungo. Il paziente candidato allo sbiancamento dentale deve necessariamente sottoporsi prima della procedura ad un esame completo delle condizioni orali, eventualmente completato da radiografie endorali. Cio’ consente al clinico di valutare la presenza di controindicazioni al trattamento (ipersensibilità dentinale, presenza di carie attive o trattate conservativamente, presenza di usure o abrasioni dentali, fratture o infrazioni, ecc) ed in base alle richieste del paziente ed alla natura delle pigmentazioni, di scegliere il tipo di tecnica più adatta. Il colloquio con il paziente è fondamentale, perchè in alcuni casi le aspettative nei riguardi di questa tecnica sono decisamente irrealistiche ed il paziente stesso è quindi destinato ad una delusione.

Sbiancamento dei denti vitali

Lo sbiancamento esterno (extracoronale) viene eseguito applicando sulla superficie dentale il principio attivo. L’agente sbiancante è in grado di diffondere all’interno dei tessuti duri, senza apportare danni enzimatici all’organo pulpodentinale. Può essere somministrato come trattamento unico alla poltrona ed in questo caso garantisce risultati evidenti anche dopo una singola seduta. Spesso può essere richiesta una seconda seduta di rinforzo a distanza di una settimana.

Nel filmato che vi proponiamo è illustrata proprio questa procedura.

In alternativa è possibile lo sbiancamento domiciliare. Anche in questo caso è necessaria la supervisione dello specialista che valutato il caso, provvede ad allestire i trays che verranno utilizzati a casa dal paziente; istruisce il paziente stesso all’uso del prodotto sbiancante a domicilio consigliandone i tempi di utilizzo e valutandone la reale efficacia. Una recente analisi della letteratura scientifica sull’argomento evidenzia che questa modalità di somministrazione dell’agente sbiancante ha una minor percentuale di recidiva rispetto al trattamento singolo nello studio dentistico.

Sbiancamento dei denti non vitali

In questo caso è possibile effettuare uno sbiancamento intracoronale cioè l’agente sbiancante viene messo direttamente dentro al dente. In genere viene trattata la porzione coronale degli elementi dentari sottoposti a cura endodontica per rimuovere pigmentazioni intrinseche legate a emorragia pulpare, incompleta rimozione del tessuto necrotico, uso di materiali per il riempimento canalare inadeguati. Questa metodica è semplice, conservativa e risulta efficace anche dopo molti anni dalla terapia canalare o dalla comparsa della discromia. Dopo aver rimosso i materiali da otturazione endodontica dalla camera pulpare ed aver allestito un’adeguata protezione della radice con materiali adesivi (cemento vetro-ionomerico) posti 1-2 mm apicalmente al margine gengivale libero, può essere alloggiato l’agente sbiancante capace di diffondere all’interno dei tubuli dentinali ossidando e sbiancando i pigmenti presenti.

È importante verificare la presenza di eventuali residui di tessuto nella camera pulpare che devono essere attentamente rimossi, onde evitare la formazione di macchie a terapia sbiancante terminata. La giunzione amelo-cementizia, inoltre, rappresenta la zona di più facile esposizione dei tessuti parodontali, pertanto va opportunamente protetta dal contatto con sostanze chimiche e dal calore. In questi casi, l’agente sbiancante può essere lasciato in situ per alcuni giorni. Questo tipo di sbiancamento è attualmente considerato il metodo di elezione in quanto richiede minor tempo alla poltrona, è più sicuro ed è più confortevole per il paziente.

È trascorso circa un anno dall’entrata in vigore in Italia della Direttiva Europea 2011 84 EU sui Prodotti Sbiancanti Cosmetici (pubblicazione sulla GU 26 Gennaio 2013). Cogliamo l’occasione per riassumere i suoi principali contenuti. Il concetto più importante da evidenziare è che stato chiarito che IL TRATTAMENTO SBIANCANTE DEVE AVVENIRE SOTTO LA SUPERVISIONE DEL PROFESSIONISTA DENTALE. Questo significa che il paziente non può più acquistare direttamente presso farmacie/grande distribuzione/web prodotti per lo sbiancamento dentale ( o meglio può acquistare ancora dei prodotti, ma dagli effetti sbiancanti irrilevanti).

Altri dettagli delle Direttiva sono i seguenti:

– Gli sbiancanti che contengono una percentuale di Perossido di Idrogeno inferiore all’0,1% sono di libera vendita
– Gli sbiancanti che contengono una percentuale di Perossido di Idrogeno (presente o liberato) tra l’0,1% e il 6%*:
– devono essere venduti esclusivamente ai dentisti
– per ciascun ciclo di utilizzo, la prima utilizzazione è riservata ai dentisti o deve avvenire sotto la loro diretta supervisione, se si garantisce un livello di sicurezza equivalente
– in seguito il prodotto deve essere fornito al consumatore per completare il ciclo di utilizzo a domicilio
– in ogni caso il prodotto non può essere utilizzato su persone di età inferiore a 18 anni

* Il 6% di Perossido di Idrogeno equivale al 16% di Perossido di Carbammide


Contattate lo Studio Mario Lisa per maggiori informazioni o per un preventivo.

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