La chirurgia parodontale resettiva

La chirurgia parodontale resettiva | Studio Mario Lisa

La malattia parodontale, una volta detta “piorrea”, è nella quasi totalità dei casi causata dalla placca batterica. L’azione patogena della placca batterica è duplice: da una parte vi sono i danni dovuti all’azione diretta dei batteri,dall’altra il persistere della placca a contatto dei denti e del parodont (gengiva, legamento parodontale, cemento, osso alveolare) fa si che si scateni in questi tessuti un processo infiammatorio, che porta alla loro distruzione. Possiamo quindi dire semplificando che la terapia parodontale si identifica con la rimozione della placca batterica.

L’importanza delle procedure di igiene orale sia domiciliare che professionale (ablazione tartaro, scaling, courettage, ecc), è la diretta conseguenza di questa affermazione. Se non ci fosse placca, nella quasi totalità dei casi, non ci sarebbe la malattia parodontale e, per converso, la sua semplice rimozione porta ad un miglioramento evidentissimo del paziente affetto da gengivite (infiammazione superficiale dei tessuti molli parodontali) o parodontite (infiammazione estesa alle parti profonde del parodonto).

Il persistere nel tempo di una condizione di infiammazione superficiale delle gengive (gengivite) porta, in alcuni soggetti predisposti,ad un interessamento dei tessuti parodontali profondi (legamento parodontale, osso alveolare) che vanno incontro a distruzione. Si formano le cosiddette tasche parodontali che altro non sono se non una porzione di gengiva ”distaccata“ dalla radice del dente. Si forma cioè fra gengiva e dente, uno spazio virtuale che può raggiungere la profondità di diversi millimetri. Inizialmente queste tasche riguardano solo la porzione gengivale superficiale, ma successivamente, anche l’osso alveolare si riassorbe e le tasche stesse si estendono nel suo contesto:si parla di tasche infraossee.

Il parodontologo, durante l’esame clinico del paziente affetto da malattia parodontale, valuta la presenza delle tasche parodontali con la sonda parodontale ottenendo una mappatura della loro estensione e profondità su tutta la dentatura. Questa procedura si chiama sondaggio parodontale ed unita allo status radiologico (una serie completa di lastrine endorali eseguite con appositi centratori di Rinn) è la documentazione minima per formulare una corretta diagnosi parodontale.


Terapia parodontale rigenerativa e resettiva


Numerosi studi clinici hanno dimostrato in maniera conclusiva che tasche parodontali di profondità superiore ai 4-5 mm non possono essere pulite efficacemente neanche dal paziente più scrupoloso e dotato di ottima manualità. La presenza di tasche siffatte porta quindi al persistere dell’infiammazione al loro interno per l’impossibilità di rimuovere la placca batterica che è la causa dell’infiammazione stessa. Una volta eliminata la placca batterica (ablazione tartaro, scaling, ecc), dopo aver motivato il paziente ed averlo addestrato ad eseguire un’ ottima igiene orale domiciliare, l’obiettivo della terapia parodontale diviene la rimozione delle tasche residue che per la loro profondità non possono essere pulite. In alcuni casi selezionati, il parodontologo può promuovere la formazione di un nuovo attacco parodontale eliminando le tasche nella maniera più conservativa possibile. È il caso della terapia parodontale rigenerativa che è stata oggetto di un altro articolo del nostro blog. In altri casi, non è possibile utilizzare le tecniche rigenerative e l’unica arma che rimane da utilizzare è la rimozione chirurgica delle tasche parodontali.

Nella terapia parodontale resettiva, i tessuti parodontali molli superficiali (la gengiva aderente e parte della mucosa alveolare, la fibromucosa del palato) vengono distaccati dai tessuti duri profondi (osso alveolare che circonda le radici dei denti). Le tasche vengono visualizzate nella loro componente più profonda infra ossea. Vengono quindi eliminate rimodellando l’osso alveolare (ostectomia ed osteoplastica). L’osso alveolare viene infatti demolito fino a riprendere un contorno simile a quello che caratterizza la sua anatomia normale precedente alle lesioni della malattia parodontale. Da ultimo i tessuti molli vengono riposizionati a ricoprire l’osso alveolare debitamente modificato.

Come già detto, le modifiche chirurgiche dell’osso alveolare alterato dalla malatia parodontale avvengono per resezione di osso e quindi questo tipo di terapia porta ad una riduzione del supporto osseo dei denti. Clinicamente ciò comporta che alla fine della cura i denti trattati appaiano come “allungati”. Il risultato è quindi disestetico. Questo spiega come mai oggigiorno si limita l’utilizzo di questo approccio terapeutico ai settori dentali posteriori, meno visibili.


Allungamento di corona clinica


Un caso particolare di chirurgia parodontale resettiva è il cosiddetto allungamento di corona clinica. Si tratta di un tipo di terapia resettiva limitato ad un dente singolo. In genere lo si utilizza per denti affetti da carie al colletto, oppure la cui porzione coronale è ampiamente distrutta e si deve scoprire una parte più profonda del dente per raggiungere zone cui ancorarsi per ricostruire il dente in maniera efficace. Un’altra indicazione di questa tecnica è la frattura della corona di un dente che si approfondisce sottogengiva. Anche in questo caso, per poter raggiungere una porzione di dente sana, bisogna andarla a trovare sotto i tessuti molli, modificando in profondità i tessuti duri.

La chirurgia parodontale recettiva, come ogni altro intervento di chirurgia orale,può essere eseguita ambulatoriamente con sola anestesia locale. Al termine dell’intervento si consiglia qualche giorno di riposo, una dieta fredda o tiepida per un paio di giorni e l’uso di colluttori disinfettanti che sostituiscono lo spazzolamento della zona operata. In questa zona si potranno riprendere le comuni procedure di igiene orale dopo circa una settimana. La terapia antibiotica ed antinfiammatoria o antidolorifica viene prescritta di volta in volta a seconda dei casi.

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