La chirurgia piezoelettrica è quella particolare tecnica che utilizza macchine in grado di produrre vibrazioni ultrasoniche per realizzare osteotomie, cioè il taglio di superfici ossee.

Nasce alla fine degli anni ‘90 da un ‘intuizione di alcuni medici fra cui l’italiano Tommaso Vercellotti che tanto ha contribuito allo sviluppo della piezosurgery. Due sono i concetti fondamentali che caratterizzano questa pratica: la minima invasività chirurgica con il conseguente ridotto discomfort del paziente, la predicibilità chirurgica legata al taglio preciso e controllato ed al sanguinamento ridotto che accompagnano l’uso di questi strumenti. Gli apparecchi ad ultrasuoni sfruttano il fenomeno piezoelettrico che è una caratteristica di alcuni materiali presenti in natura.

 

 

Questi materiali (per esempio il quarzo) se, colpiti da cariche elettriche presentano dei fenomeni di espansione, invertendone la polarità si hanno fenomeni di compressione. Questo alternarsi di compressione ed espansione opportunamente guidato all’interno di un trasduttore, genera una serie di microvibrazioni meccaniche che sono utilizzate per scopi diversi.

Uno degli impieghi per primo introdotto è stato l’ablatore dentale ad ultrasuoni

Dai primi apparecchi ultrasonici per la detartrasi, si è passati a modelli più evoluti, sia per il tipo di vibrazioni prodotte (a frequenza d’onda differenziata e sovrapposta), che per il tipo di controllo elettronico esercitato sul trasduttore stesso. Questa evoluzione ha portato alla costruzione di apparecchi caratterizzati da una precisione di taglio, da una leggerezza nell’applicazione del taglio stesso, da un’irrigazione diretta sulla superficie ossea sottoposta al taglio che hanno completamente modificato in meglio il paradigma chirurgico tipico degli strumenti rotanti con punte a fresa fino ad oggi utilizzati. Numerose prove cliniche hanno portato a sviluppare apparecchi di piezosurgery la cui capacità di taglio è differente a seconda delle diverse situazioni cliniche e con numerosissimi inserti (punte o parti lavoranti) adattati alle stesse.

 

 

Comuni a tutte queste diverse condizioni sono: la precisione del taglio, che essendo collegata alla ampiezza microscopica delle oscillazioni piezoelettriche ha come unico limite la possibilità di ingrandimento del campo chirurgico a disposizione dell’operatore.

 

 

Da qui il binomio vincente fra piezosurgery e microscopia intraoperatoriaUn’altra caratteristica importante della piezosurgery è la selettività del taglio. Infatti utilizzando frequenze ed ampiezze di vibrazione adatte, unitamente ad inserti non taglienti, è possibile limitare l’azione chirurgica ai tessuti ossei, rispettando i tessuti molli ( per esempio strutture nervose, la membrana del seno mascellare, ecc). I manipoli per piezosurgery non necessitano di una particolare forza per generare l’azione di taglio e quindi l’operatore ha molta più facilità nel controllarli durante l’intervento.

 

L’irrigazione delle punte ultrasoniche, necessaria per il raffreddamento delle stesse, determina il cosiddetto fenomeno della cavitazione. Questa è la formazione, all’interno del liquido stimolato dalle vibrazioni ultrasoniche, di bolle di vapore che implodono su se stesse e determinano la cessazione del sanguinamento a livello capillare durante l’azione di taglio. Da qui una notevole facilitazione per l’operatore che lavora su un campo relativamente esangue.

 

Tutto questo comporta anche una migliore risposta biologica del tessuto osseo che, quando sottoposto ad osteotomie con piezosurgery, presenta una guarigione migliore rispetto alla chirurgia tradizionale. Il filmato che mostriamo presenta alcune situazioni cliniche in cui l’uso della piezosurgery migliora l’andamento dell’intervento. 

L’apertura dello sportello che consente l’accesso al seno mascellare è una tipica indicazione. Infatti con un inserto a spatola è possibile assottigliare la parete del mascellare superiore creando frustoli di osso che possono essere recuperati mediante un apposito aspiratore a filtro. Questa raccolta di osso autologo viene poi utilizzata per il riempimento della stessa cavità sinusale. Dopo l’assottigliamento della parete del mascellare, quando si comincia ad intravedere la membrana che riveste il seno mascellare, si può utilizzare un inserto apposito che, vibrando con scarsa potenza, facilita lo scollamento della membrana dalla superficie ossea senza che la membrana stessa venga lesa.

 

In implantologia, il sito implantare può essere preparato grazie ad appositi inserti di piezosurgery. La caratteristica fondamentale dell’inserto che mostriamo è la precisione. Grazie ad esso è possibile iniziare a perforare l’osso nel punto preciso dove verrà inserito l’impianto, senza che le vibrazioni tipiche dei manipoli tradizionali possano falsare l’azione dell’operatore. Inoltre l’osso che circonda il sito implantare stesso non viene surriscaldato e traumatizzato come avviene con le frese implantologiche tradizionali. A questo inserto, se ne possono aggiungere altri di diametro crescente fino a consentire l’inserimento dell’impianto.

Tecnica della split crest

La tecnica della split crest è applicata nel caso di creste edentule sottili che devono essere aumentate di spessore sovente per motivi implantologici. La cresta viene separata in due parti comprendente ciascuna una corticale, da un taglio che va ad interessare la scarsa midollare presente fra le due facce splittate. Una volta separate le parti della cresta, esse vengono allontanate in modo che lo spazio fra loro interposto aumenti. 

Questa tecnica trova grande giovamento dalla piezosurgery. Infatti gli inserti sottili predisposti per questi tagli riescono ad agire sul culmine di creste molto sottili, senza deviare da un lato o dall’altro compromettendo il risultato dell’intervento. Una volta ampliato lo spazio intraosseo è possibile preparare il sito implantare in modo differenziato cioè verso il lato linguale della cresta stessa, grazie agli inserti diamantati specifici per questo scopo. L’inserimento dell’impianto completa l’allargamento della cresta. Al termine dell’intervento spesso si riesce a posizionare un impianto di diametro maggiore alla larghezza della cresta originaria, che rimane comunque protetto da uno strato osseo adeguato.

Le ultime immagini del filmato mostrano in maniera molto evidente come la chirurgia piezoelettrica consenta di rispettare le strutture molli (nervi, vasi, ecc.) mentre agisce “selettivamente” su quelle ossee. Infatti è ben visibile l’isolamento dell’arteriola antrale dall’osso mascellare: progressivamente è possibile liberare l’arteriola dalle pareti del canale osseo che la accoglie e scollarla integra assieme alla membrana sinusale. 

Concludendo, la chirurgia piezolettrica è effettivamente un potente mezzo per ottenere risultati sempre migliori.

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