L’avulsione del dente del giudizio

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Il dente del giudizio è il terzo molare permanente ed è così chiamato perchè la sua eruzione in arcata avviene alla fine dell’adolescenza in coincidenza, appunto con la maggiore età. Spesso l’eruzione del terzo molare è accompagnata da un quadro clinico caratterizzato da edema ed iperemia delle mucose orali, dolore diffuso la cui durata può estendersi ad alcune settimane. In alcuni casi il processo eruttivo non può completarsi normalmente per la mancanza di uno spazio di eruzione adeguato; il quadro si complica: si parla allora di “disodontiasi del molare del senno”.

La disodontiasi è sicuramente più frequente e preoccupante nel caso dei terzi molari inferiori. Infatti questi denti hanno uno spazio eruttivo minore perché interposti fra la dentatura mesiale (secondi e primi molari) e la branca montante della mandibola, subito dietro, che costituisce un limite posteriore al movimento eruttivo del dente. Nell’arcata superiore, il tuber maxillae, l’ultima porzione ossea distale al molare del senno, ha una consistenza ed estensione decisamente minori ed è per questo che il dente ha la possibilità di erompere con meno difficoltà. Nonostante tutto quanto sopra, non è infrequente trovare denti del giudizio normalmente erotti e masticanti: tali denti svolgono appieno la loro funzione ed in quanto tali vanno preservati.

L’eruzione ritardata del molare del senno può determinare delle conseguenze inerenti allo sviluppo dell’articolato dentario. Il terzo molare in eruzione sicuramente agisce premendo sul secondo molare, ma non è però in grado di influire sull’allineamento dei denti del settore incisivo. Spesso il comparire di un affollamento incisivo viene fatto risalire alla contemporanea eruzione del terzo molare, ma in realtà è la conseguenza di un altro fenomeno: la “mesializzazione dell’arcata”, cioè un movimento verso l’avanti di tutti i denti dovuto alle forze masticatorie, che giunto alla zona incisiva si estrinseca nel sovrapporsi degli incisivi stessi che appaiono ”affollati”.

Dente del giudizio in disodontiasi

La presenza del dente del giudizio in disodontiasi, se associata ad un quadro clinico d’infezione, è un’indicazione assoluta all’avulsione dello stesso. In questi casi la situazione clinica è simile a quella descritta precedentemente ,ma molto più acuta ed estesa, talvolta con il formarsi di una raccolta ascessuale. Nei casi estremi si associa il trisma della muscolatura masticatoria con la conseguente impossibilità ad aprire la bocca e l’infezione stessa può estendersi a tutta la regione viciniore costituendo un vero e proprio flemmone. Al giorno d’oggi, grazie al pronto instaurarsi di adeguata terapia antibiotica, questa evoluzione è divenuta meno frequente, ma non per questo impossibile da verificarsi.

Altre indicazioni all’estrazione del dente del giudizio sono:la presenza di carie, di parodontite, di riassorbimenti radicolari a carico del secondo molare causata dalla presenza del terzo molare stesso; la presenza di una carie non trattabile del terzo molare; specifiche condizioni mediche (esempio: prima di iniziare una terapia radiante della testa e del collo o di chemioterapia) quando esista la concreta possibilità che il terzo molare possa infettarsi; quando è in programma un’osteotomia sagittale della mandibola; quando il dente interferisce con il trattamento protesico od implantologico. 

Non è consigliabile estrarre un dente del giudizio quando è completamente incluso, asintomatico e privo di patologia.Un dente incluso asintomatico, che non viene estratto deve essere monitorato periodicamente con esame clinico e radiografico (ortopantomografia) per escludere l’insorgenza di patologie. Fino ai 40 anni di età è consigliabile effettuare un’opt di controllo ogni 2-3 anni, poi i controlli possono essere diradati nel tempo. L’esame radiologico principe per valutare la situazione chirurgica prima dell’estrazione è l’ortopantomografia (la “panoramica”), che nella stragrande maggioranza dei casi è sufficiente a informare l’operatore sui rapporti anatomici che dovrà affrontare nel corso dell’intervento. In casi più rari può essere indicata la TAC.

 

Estrazione del dente del giudizio

Il filmato che presentiamo descrive appunto la sequenza dei passaggi chirurgici dell’estrazione del dente del giudizio. Ovviamente ogni caso ha delle particolarità legate all’anatomia specifica, ma i passaggi sono simili: incisione e scollamento dei tessuti molli per visualizzare il dente da estrarre; osteotomia: cioè la rimozione dell’osso che avvolge il dente non erotto; odontotomia: il dente viene tagliato per scomporlo in frammenti più piccoli estraibili più facilmente; toilette chirurgica dell’alveolo disabitato; sutura. Il decorso post operatorio è variabile. In genere si associano un modesto dolore, gonfiore, lieve sanguinamento dalla ferita per un breve periodo (2 o 3 giorni) che sono facilmente controllati dalla terapia antibiotica ed antidolorifica, antinfiammatoria che abitualmente si associa all’intervento.Il paziente può anche provare una certa difficoltà ad aprire la bocca ed ad alimentarsi. Utile il riposo domiciliare, una dieta adeguata (cibi morbidi e freddi per uno o due giorni), l’applicazione del freddo esternamente per qualche ora. Altre complicazioni possibili, rare, sono eventuali lesioni alle strutture vicine alla zona dell’intervento colpite dalle manovre estrattive: danni al secondo molare (il dente davanti), lesioni alle terminazioni nervose sensitive (n.alveolare inferiore, n.buccinatorio); la frattura dell’apice radicolare del molare del senno con l’impossibilità di rimuovere il frammento residuo; l’alveolite (l’infezione cioè dell’alveolo disabitato).

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