Lo Stripping: che cos’è e quando può essere fatto

Lo Stripping: che cos'è e quando può essere fatto | Studio Mario Lisa

Con il termine di stripping si intende la riduzione del diametro mesiodistale (“larghezza“) dei denti naturali, ottenuta mediante l’abrasione controllata delle superfici di smalto interprossimali dei denti (le superfici dove i denti si toccano). Lo scopo di questa procedura è quello di aumentare lo spazio a disposizione dei denti, consentendone un miglior allineamento e garantendo una maggiore stabilità dei risultati.

 

È una procedura nota da molto tempo; già nel 1944 alcuni Autori l’avevano proposta, ma le tecniche utilizzate ai tempi non ne consentivano la facile attuazione. Infatti all’epoca gli attacchi ortodontici venivano applicati ai denti tramite delle bande, cioè anellini di metallo che circondavano completamente il dente stesso. È solo negli anni ’80 che, con il diffondersi dell’uso dei brackets direttamente incollati ai denti, la tecnica riprende importanza. Infatti il punto di contatto interdentale era divenuto facilmente modificabile in assenza della banda.

 

Sheridan, pubblica in quegli anni un articolo in cui descrive lo stripping come un’alternativa alle estrazioni ed all’espansione dell’arcata per risolvere l’affollamento dentario. Un altro autore importante in questo ambito è Zachrisson che per primo ha proposto lo stripping come un metodo valido nel ridurre i (la riduzione gengivale interdentale)che si presentano sovente dopo l’allineamento dei settori dentali anteriori superiori affollati.

Dal 1986 al 2008 negli USA il ricorso a questa tecnica si è raddoppiato nell’ambito dei piani di trattamento ad indicare una sua sempre maggiore affidabilità.

Come procedere allo stripping?

I capisaldi sono questi:

  • Un’accurata pianificazione. Bisogna valutare attentamente i modelli di studio del caso per quantizzare l’ammontare di riduzione interprossimale richiesta. In questo ambito, certi sistemi come INVISALIGN, che offrono una programmazione ortodontica computerizzata, rendono molto facile il calcolo dello stripping richiesto, anzi, è il sistema stesso che propone la cosiddetta IPR
  • Comodo accesso alle aree interprossimali. Una regola generale è quella di eseguire lo stripping dopo aver iniziato il livellamento e l’allineamento (le prime fasi dell’ortodonzia) in modo che si stabiliscano dei punti di contatto corretti fra i denti disallineati dove poter agire in modo controllato. L’uso del microscopio operatorio, migliorando in modo notevole la visibilità del campo operatorio, consente di operare lo stripping in una fase più precoce ed evitare movimenti irregolari che inevitabilmente si manifestano quando i denti si muovono in uno spazio inadeguato.

L’uso di cunei di legno o distanziatori(come mostrato nel filmato),consente di agire più facilmente sulle superfici mesiodistali dei denti.

  • Adeguata protezione dei tessuti molli:lingua, gengive, mucose geniene, ecc. Nel filmato viene usato un abbassalingua chirurgico ed un divaricatore che proteggono il paziente da possibili traumi derivati dagli strumenti rotanti.
  • La riduzione interprossimale dello smalto può essere eseguita con diversi mezzi sia manuali che meccanici.Nel filmato viene utilizzato un sottilissimo disco diamantato a grana extrafine ed operata la lucidatura e rifinitura delle forme dentali a mezzo di frese diamantate a grana superfine. Alla fine la lucidatura si completa con finissime striscette abrasive manuali.

Trattamento topico con fluoro. Non tutti gli Autori concordano sulla reale utilità dell’applicazione del fluoro,ma questa può essere comunque consigliabile specie nei rarissimi casi di sensibilità dentale dopo il trattamento.

Quanto smalto interdentale può venir strippato?

Oggi si ritiene che possa venir strippato il 50% dello spessore di smalto presente senza conseguenze dannose per la salute dentoparodontale. Il che significa che è possibile strippare circa 1mm (0,5 mm per superficie di contatto) nei settori posteriori e 0,75 mm complessivi fra gli incisivi, stante il minor spessore di smalto presente in questa sede.

Spetta comunque all’Ortodontista valutare per ogni singolo caso la misura corretta dello stripping, in relazione al biotipo del paziente, ma anche alla forma del singolo dente ,alla presenza o meno di restauri protesici o conservativi. Comunque vi è una consolidata evidenza scientifica che anche un’abrasione dello smalto maggiore dei limiti precedentemente illustrati può essere scevra di conseguenze dannose, se le superfici vengono ben lucidate e sono adeguatamente autodetergibili.

Ci sono differenze morfologiche fra lo smalto strippato e quello intatto?

La microscopia elettronica ha dimostrato che le superfici di smalto strippato sono più rugose e piene di solchi rispetto alle superfici non trattate, ma se queste stesse superfici vengono poi ben lucidate con mezzi adeguati, possono divenire più lisce delle superfici naturali.

Studi osservazionali che hanno seguito fino a 9 anni di distanza pazienti cui era stato eseguito stripping dentale non hanno evidenziato un aumento statisticamente significativo né di carie, né di lesioni parodontali. È probabile che l’assunzione regolare di fluoro (anche nelle paste dentifricie) e l’usura normale che comunque si verifica sulle superfici interprossimali dei denti, riportino alla normalità le condizioni dei denti sottoposti a stripping.

 

CONCLUSIONE

 

La letteratura disponibile indica che la riduzione delle superfici di smalto interprossimali rappresenta una modalità terapeutica valida a disposizione dell’ortodontista . Questa tecnica , se effettuata correttamente, e in determinate circostanze , può aiutare il raggiungimento degli obiettivi di trattamento senza compromettere l’integrità dei tessuti dentali e parodontali.

 

Maggiori informazioni? Contattate il dott. Mario Lisa

Come si puliscono bene i denti?

Come si puliscono bene i denti? | Studio Mario Lisa

Insieme a dentifricio, filo interdentale e colluttorio, lo spazzolino è il protagonista indiscusso dell’igiene orale casalinga, che dovrebbe essere eseguita quotidianamente, subito dopo i pasti ed almeno due o tre volte al giorno. Se tutti sanno che lo spazzolino è lo strumento ideale per pulire denti, bocca e gengive, pochi (purtroppo) lo usano correttamente.

Prevenzione delle carie

Uno spazzolino ben utilizzato non fornisce “solo” un’adeguata pulizia orale e la piacevole sensazione di una bocca fresca: un suo impiego adeguato, infatti, costituisce l’arma più efficace per prevenire carie e disturbi gengivali in genere, ed evitare – quanto possibile – il deposito di placca batterica e tartaro sullo smalto dentale e negli spazi interdentali. Per sfoggiare denti bianchi, sani e forti, occorre conoscere (e soprattutto mettere in pratica) i princìpi basilari che regolano l’igiene dentale. Obiettivo di quest’articolo non è semplicemente descrivere le caratteristiche ideali di uno spazzolino “perfetto”, ma anche – e soprattutto – educare il lettore sulle corrette tecniche di igiene orale.

Occorre anche dire che negli ultimi anni si è diffuso l’uso dello spazzolino elettrico. I moderni spazzolini elettrici dotati di movimento oscillante-rotatorio (ad esempio quello della Braun, Oral-B) hanno un’efficacia di spazzolamento superiore a quella dello spazzolamento manuale e quindi il loro utilizzo è altamente consigliato. 

Come dev’essere uno spazzolino da denti?

Lo spazzolino da denti accompagna la storia dell’uomo da almeno 5000 anni.Lo spazzolino con setole di nylon che utilizziamo oggi è nato nel 1938. Lo spazzolino deve avere dimensioni proporzionate alla propria bocca, avere file di setole di nylon, essere di durezza media: spazzolini troppo rigidi non aggiungono nulla all’efficacia dello spazzolamento (la placca batterica ha in genere una consistenza molle), ma possono essere dannosi per smalto e gengive. In realtà non c’è alcuna evidenza scientifica che lo spazzolamento possa determinare recessione gengivale o lesioni allo smalto ,ma la prudenza non è mai troppa!Lo spazzolino va conservato pulito ed asciutto:una volta terminatone l’uso ,va pulito con acqua corrente e conservato all’aria aperta(in un bicchiere con la testina rivolta verso l’alto) in modo che si asciughi perfettamente. Coprirlo con una protezione o comunque lasciarlo umido favorisce la proliferazione batterica sulle setole. Lo spazzolino andrebbe cambiato ogni 3 mesi o comunque appena si noti che le setole sono piegate od usurate.Molti spazzolini hanno indicatori cromatici che ne segnalano l’usura eccessiva. Ripetiamo che è ormai scientificamente assodato che lo spazzolino elettrico è migliore di quello manuale.

Come utilizzarlo?

Dunque, spazzolino alla mano, cerchiamo di capire come pulire correttamente denti, gengive e lingua. Innanzitutto lo spazzolamento delle superfici dentarie presuppone “una sistematicità di procedimento che deve comprendere tutte le superfici dentali”. È bene fissare tale concetto come considerazione generale delle manovre di igiene orale, ad ogni eta’, ed evitare, come pare istintivo, di insistere sulle superfici che “si vedono” e che vedono gli altri, tralasciando o dimenticando le zone comprese fra premolari e l’ultimo molare dell’arcata. Iniziare sempre con lo spazzolino asciutto, con un po’ di dentifricio (ad azione antibatterica-vedi poi) spremuto dentro alle setole e non appoggiato sopra, in modo da facilitare un rilascio lento del dentifricio stesso. Aprire l’acqua solo quando si deve sciacquare lo spazzolino o far scorrere via la saliva (il continuo scroscio dell’acqua disturba le nostre manovre). Tenere guance e labbra tirate con la mano libera, in modo da vedere bene le superfici da trattare, nel giusto percorso dello spazzolamento.

 

Posizionamento dello spazzolino sulla superficie esterna dei denti

Le setole dello spazzolino devono pulire i denti con movimenti che vanno dall’alto verso il basso per i denti dell’arcata superiore; i denti dell’arcata mandibolare devono essere invece spazzolati dal basso verso l’alto. Per fare ciò si sistema la punta delle setole contro il margine gengivale (si noterà una lievissima ischemia del tessuto gengivale che diviene biancastro) con un’angolazione di 45°esercitando una lieve pressione, appunto. Successivamente si ruota il polso verso la corona del dente per far cadere nel lavabo (verso cui si sta piegati) la maggior quantità possibile di placca,ad ogni passaggio. Lo spazzolamento dev’essere deciso, ma non eccessivamente energico per evitare di lesionare le gengive. Si consiglia di iniziare lo spazzolamento a partire dagli incisivi, per spostarsi lentamente verso i molari, fino a spazzolare i denti del giudizio (quando presenti…). Procedere secondo questa modalità in ognuna delle quattro semiarcate dentarie:arcata superiore lato destro, lato sinistro; arcata inferiore idem.

 

Attenzione: uno scorretto spazzolamento – in direzione orizzontale (da destra verso sinistra, e viceversa) o dal dente verso la gengiva – è un comportamento errato che di certo non rimuove efficacemente residui di cibo e placca batterica dai denti. Inoltre, utilizzando scorrettamente lo spazzolino, è possibile che si faciliti la retrazione gengivale (gengive retratte), aumentando così il rischio di sanguinamento gengivale e ipersensibilità dentinale.

 

Posizionamento dello spazzolino sulla superficie interna dei denti

L’utilizzo corretto dello spazzolino prevede di pulire anche le superfici interne dei denti anteriori e posteriori attraverso un movimento rettilineo che va dall’interno verso l’esterno della bocca, e sempre dalla gengiva verso il dente.

 

Posizionamento dello spazzolino sulla superficie masticatoria dei denti

Lo step successivo è quello di appoggiare le setole dello spazzolino direttamente sulla superficie masticatoria dei denti. Procedere muovendo lo spazzolino avanti e indietro.

Posizionamento dello spazzolino sul dorso linguale

Proprio come i denti, anche la lingua richiede un un’accurata spazzolatura. Particolarmente indicato a tale scopo è il cosiddetto puliscilingua, chiaramente più delicato del normale spazzolino. Ad ogni modo, anche chi non possiede questo singolare strumento può tranquillamente utilizzare lo spazzolino, preferibilmente a setole morbide, più delicate per la lingua. Il movimento di spazzolamento per pulire la lingua dovrebbe essere eseguito con movimenti circolari. Alcuni spazzolini sono persino dotati di appositi puliscilingua – in gomma, lattice od altri materiali ipoallergenici – dietro la testina dello spazzolino. Un’accurata igiene della lingua garantisce un alito più fresco e, soprattutto, allontana i batteri nascosti sulla sua superficie. Lo spazzolino pulisce egregiamente le superfici dentali eccetto le superfici di contatto dei denti, chiamate superfici interprossimali. Fra un dente e l’altro bisogna utilizzare il filo interdentale.

Come utilizzare il filo interdentale?

Far entrare il filo fra dente e dente, con un movimento a lima, fino a superare il punto di contatto tra i due denti (evitando di “cadere “sulla papilla dentale). Accostare il filo ad uno dei due denti, avvolgendolo come la lettera C, quindi dopo essere scesi prudentemente, al fondo del solco gengivale, raschiare la superficie fino al bordo della corona dentale. Facendo scorrere il filo fra le dita, rientrare nel medesimo spazio e ripetere le manovre sopra indicate, accostando all’altro dente. Indi passare allo spazio successivo. Da tenere presente: cercare di seguire quella sistematicità di procedimento di cui si parlava prima in modo da non dimenticare nessuna superficie interdentale, neanche le ultime dietro ai molari più in fondo! Il filo interdentale va usato prima dello spazzolino in modo che questo poi possa completamente rimuovere la placca batterica che è fuoriuscita dagli spazi interdentali ed è rimasta parcheggiata sulla parte vicina del dente. 

Come essere sicuri di aver spazzolato bene?

Innanzitutto è importante essere metodici: la ripetizione sequenziale sempre degli stessi passaggi, rende la tecnica più affidabile e controllata. E’ importante prendersi il tempo ed il luogo adatti: davanti allo specchio, scostando le guance in modo da vedere quello che si fa. Un criterio di controllo molto semplice è quello temporale: difficilmente un tempo di spazzolamento inferiore a 3 – 4 minuti può essere sufficiente in una bocca dalla dentatura completa. A questo si aggiunge il tempo necessario al filo interdentale che è oltremodo variabile, ma tende drasticamente a ridursi con l’allenamento! Un criterio più oggettivo è quello di usare le compresse rivelatrici di placca. Queste compresse devono essere utilizzate dopo essersi puliti i denti.Vengono masticate, ridotte ad un bolo colorato che si scioglie in bocca. Con la lingua si distribuisce il colore su tutti i denti. A questo punto bisogna sciacquarsi la bocca abbondantemente. Il colore rimarrà aderente solo alla placca dentale incollata ai denti ancora sporchi. Si procede quindi ad un’autoispezione delle zone con placca colorata che devono essere ripulite. A questo punto si è sicuri di avere ottenuto il 100% del risultato. Dopo alcune osservazioni con queste compresse rivelatrici di placca (in genere bastano 5 o 6 volte) si scoprirà che le zone non pulite sono sempre le stesse e coincidono con aree della superficie dentale che per una nostra manualità particolare abbiamo più difficoltà a pulire. Conoscendole, senza più usare le compresse,sapremo dove andare ad insistere con lo spazzolamento! È opportuno riverificare queste zone a rischio ogni 3-4 mesi.

Che tipo di dentifricio usare?

Il concetto fondamentale è che la placca batterica è caratterizzata dal fenomeno dell’aderenza. Questa è una caratteristica di alcuni batteri, fra cui quelli che costituiscono la placca dentale, di produrre nel loro metabolismo, delle sostanze adesive che si incollano alle superfici lisce e che, inglobando i batteri stessi, permettono loro di svilupparsi. La rimozione di questa “colla” batterica che nella bocca aderisce ai denti, deve essere meccanica: di conseguenza nello spazzolamento il fattore essenziale irrinunciabile è lo spazzolino. Ciò non toglie che il dentifricio sia un utilissimo ausilio, non solo per l’azione cosmetica (alito fresco, buon sapore), ma anche terapeutica.

 

In particolare segnaliamo:
– le paste dentifricie al fluoro: una metanalisi di 70 pubblicazioni scientifiche sull’argomento ha dimostrato che l’uso regolare di tali paste riduce l’incidenza delle carie nei bambini e negli adolescenti.
– I dentifrici con triclosan e copolimero (Colgate):metanalisi di 16 studi osservazionali ha dimostrato la significativa maggior riduzione di placca e gengivite.

Insomma i dentifrici servono. Un discorso analogo può essere fatto per l’uso dei colluttori che possono essere un valido ausilio nel controllo della placca e nell’igiene orale.

Al termine di questa approfondita disamina della tematica dell’igiene orale bisogna ricordare un importante articolo comparso sul Journal of clinical Periodontology nel 2005. In questo articolo è stata compiuta una approfondita analisi della letteratura scientifica che ha dimostrato che in pazienti adulti affetti da gengivite lo spazzolamento spontaneo non è comunque sufficiente a controllare l’accumulo di placca batterica e che invece una seduta semestrale di igiene orale professionale con una spiegazione delle tecniche di igiene orale migliora la situazione clinica.

 

È quindi indispensabile sottoporsi alle visite periodiche dal dentista almeno per avere un controllo ed una verifica delle proprie abitudini di igiene orale.